BWelfare.
Adottando un modello di welfare abbastanza inusuale tra le aziende italiane dello stesso settore, Bonassisa Lab ha investito nell’equilibrio tra produzione industriale e dimensione umana,, tra profitto e qualità della vita (all’interno dell’azienda). Una mensa riservata ai dipendenti che cucina e serve alimenti salutari – in alcuni casi personalizzati –, momento di sosta e confronto oltre che occasione di ristoro. Una sala giochi per bambini, destinata prevalentemente ai figli dei dipendenti ma anche ad accogliere eventuali ospiti. Un’area relax e una wellness (di nuovissima costruzione e di ispirazione orientale, con macchine e tecnologie sportive all’avanguardia) con annessa terrazza. Un giardino esterno all’azienda, in alcuni tratti coltivato a rose, che circonda l’edificio che ospita il quartier generale di Bonassisa Lab. Inoltre una serie “accorgimenti immateriali” – come l’allestimento di una galleria popolata dalle opere del pittore e scultore Salvatore Lovaglio –, allestiti in modo che la permanenza del dipendente in azienda risulti innanzi tutto confortevole, rispondendo alla regola secondo cui «chi si riconosce nei luoghi in cui trascorre la maggior parte del tempo, si riconosce dentro sé stesso»
Impresa sostenibile.
Bonassisa Lab riflette il “credo” del proprio C.E.O. Lucia Bonassisa, la sua personalissima idea di condivisione del bene che proviene dall’azienda, la convinzione che non si possa e non si debba ricondurre tutto al profitto ma che si debba avvalorare l’identità. Anche per questa ragione, Bonassisa Lab è assorta alle cronache nazionali quando – in pieno lockdown, causato dalla pandemia da Covid 19 – ha deciso di incrementare, mediamente del 20%, gli stipendi di tutti i suoi dipendenti perché «chiamati a produrre uno sforzo eccezionale in un momento eccezionale». Una decisione tanto coraggiosa quanto in contro tendenza rispetto all’orientamento delle altre imprese del Sud, la cui quasi totalità – circa l’80% – ha attinto ai benefici di Legge previsti appunto per fra fronte alla pandemia. «Noi non lo abbiamo fatto – ha commentato Lucia Bonassisa, nel corso di una intervista a Sky TG24 – perché crediamo fortemente nei nostri dipendenti come valore aggiunto, cioé che quello che danno in più non deve restare in azienda ma essere condiviso a beneficio di tutti». La sostenibilità BLab parte da questi principi, di condivisione ma anche di reale inclusione della forza propulsiva di ciascun dipendente. Ecco perché l’impegno del BWelfare è un impegno concreto, strutturato come necessità aziendale, voce fedele e stabile anche nei bilanci sociali.
Charity.
Nata verso la fine degli anni Settanta, la comunità di recupero Emmaus è diventata un importante riferimento sociale e presidio culturale non solo territoriale (ovvero per la Capitanata e per il resto della Puglia) ma anche nazionale. La cooperativa sociale Emmaus è stata la prima struttura giuridica (di Tipo B) che fin dalla nascita si è prefissata come obiettivo di essere insieme al territorio e a chiunque abbia bisogno – recita l’invito della comunità a condividerne lo spirito –. Oggi, dopo tutti questi anni, Emmaus continua a offrire opportunità ai giovani che sul loro cammino hanno incrociato esperienze di carcere e dipendenze. Emmaus è infatti una delle comunità più grandi d’Italia, che durante la sua storia ha “riconsegnato alla vita” migliaia di uomini e donne che sembravano averla perduta.
BLab sostiene Emmaus attraverso donazioni, assistenza, progetti comuni, raccolte fondi e raccolte di oggetti e beni di prima necessità, contribuendo così al grande sforzo umano e solidale che ogni giorno si realizza grande all’indomabile volontà di don Vito Cecere (che coordina operativamente la vita della comunità) e di decine di straordinari collaboratori e operatori volontari. Per chi volesse fare come BLab, e sostenere la comunità di recupero Emmaus, si possono fare donazioni attraverso l’iban IT02L050180400000011186673 intestato a Cooperativa sociale a r. l. Emmaus.