Focus sulla contraffazione alimentare

Italian Sounding, un furto da 100 miliardi l’anno

L’annuncio è stato dato durante la quarta edizione della Settimana della cucina italiana nel mondo (che si è svolta a Parigi dal 19 al 25 novembre 2019), la rassegna che coinvolge 300 istituzioni tra sedi diplomatiche, consolari e istituti italiani di cultura dislocati in tutti i continenti. Un evento diffuso su scala globale con oltre 1000 appuntamenti tra seminari e conferenze, incontri con chef e corsi di cucina, cene evento ma anche proiezioni cinematografiche, mostre e concerti. Un faro che ha puntato l’obiettivo su un dato drammatico, cioè che l’Italia perde 100 miliardi di euro l’anno a causa dei prodotti alimentari contraffatti.
Emblematico che questo annuncio sia stato dato proprio durante la rassegna alimentare più diffusa all’estero, dove la contraffazione dei prodotti alimentari Made in Italy subisce la maggiore delle umiliazioni. «Dalla mozzarella sbiancata con la soda al pesce vecchio rinfrescato con un lifting al cafados – secondo Coldiretti –, dalla carne dei macelli clandestini di animali rubati al pane cotto in forni con legna tossica, dalle nocciole turche prodotte con il lavoro dei minori al miele tagliato con sciroppo di riso o di mais, sono solo alcuni esempi di come la criminalità porti in tavola prodotti illegali, pericolosi o frutto dello sfruttamento dei lavoratori». Una deriva che sembra impossibile fermare, soprattutto in considerazione del fatto che oltre 20 milioni di italiani risiedono al di fuori dei confini nazionali, perlopiù in Germania, Svizzera, Francia, Spagna e soprattutto in Argentina, Brasile, USA, Canada e Australia. Anche sulla loro seduzione, fa leva l’Italian Sounding. Ed è qui, molto lontano dall’Italia, che i prodotti col tricolore attirano la maggior parte dei clienti che alimentano questo mercato parallelo: una clientela che, evidentemente, crede di acquistare prodotti realmente Made in Italy ma che una volta aperte le confezioni si accorge dell’inganno in cui è stata tratta. «Se riesce ad accorgersene – aggiunge Coldiretti nella nota ufficiale alla Settimana della cucina Italiana nel mondo –, perché molte volte non riescono a rendersi conto di ciò che hanno comprato, né delle loro origini contraffatte né tanto meno della loro nocività». Insomma l’Italian Sounding, fenomeno che fa riferimento alla sofisticazione e all’alterazione di prodotti alimentari italiani, provoca un danno al settore le cui dimensioni (reali) sfuggono per quantità e gravità. La truffa consiste nello sfruttamento della reputazione e dell’appeal che il prodotto alimentare italiano suscita nel mondo, quindi nell’utilizzo di denominazioni, riferimenti, immagini e segni che evocano l’Italia e – in particolare – alcuni dei suoi più famosi prodotti per promuovere la commercializzazione di prodotti che nulla hanno a che fare con l’originale. Tartine di tartufi cinesi spacciati come italiani visto che il Tuber indicum è simile al tartufo nero nostrano, vino scadente adulterato con lo zucchero, olio di semi colo – rato alla clorofilla al posto dell’extravergine. Ed ancora pane cotto in forni clandestini, dove si usano scarti di legna e mobili laccati contaminati da vernici e sostanze chimiche. Biscotti col miele tagliato con sciroppo di riso, mais o zucchero, per gonfiar – ne il volume con sottoprodotti che costano un decimo del miele naturale. C’è anche il rischio di portare a tavola, del tutto inconsapevolmente, i frutti dello sfruttamento come le nocciole Turche o le banane dell’Ecuador prodotte dal lavoro minorile – come denunciato dal Ministero del lavoro degli Stati Uniti d’America – oppure le uova prodotte in allevamenti le cui condizioni igieniche sono davvero improponibili e che invece vengono spacciate come uova dalla etichettatura certa, verificata, inconfutabile.

Estratto da Blab Magazine, numero 0.