Impegniamoci per un domani con meno certezze e più bellezza
Renzo Piano per BLab Magazine
Che ne sarà di noi, la riflessione del noto architetto affidata al nostro magazine
«Lo dico spesso, fino allo sfinimento. Finito tutto questo, se ne avete voglia ci sarà da costruire un mondo migliore. Non mi sto tirando indietro, ma data l’età non posso nemmeno propormi. Sto solo dicendo che gli architetti avranno un ruolo importante, dovranno salvare il mondo. E sentire che a questo dibattito, talvolta noioso ma talvolta anche appassionante, del dopo emergenza, venga chiesto il parere solo a immunologi, virologici, medici e infermieri, un po’ mi addolora. Come se scrittori, economisti, architetti e filosofi fossero a un tratto rimasti senza opinioni, senza dignità di parola. Invece, come dicevo, gli architetti avranno un ruolo molto importante, quello di ricostruire un mondo migliore di quello attuale. Subito dopo Hiroshima, il Giappone è stato ricostruito dai migliori architetti in circolazione sulla terra. Non si tratta di linee, disegni e mattoni, ma di idee che portano ossigeno. Guardate il ponte di Genova, quello che sta succedendo è commovente. Operai che lavorano a un ritmo instancabile non per assicurare un’opera pubblica al Paese, ma per restituirgli la dignità. Non se ne parla mai, ma in fondo quando succedono cose così catastrofiche a rimetterci è innanzi tutto la dignità di un popolo. E quello italiano, per fortuna, ne ha molta. Dopo questa emergenza succederà qualcosa, e non potrà che essere in meglio. Perché ora più che mai siamo consapevoli che la terra è fragile. Personalmente credo che le cose torneranno quasi come prima, ma serve convincersi – per davvero – che quello che è successo potrà succedere nuovamente, che tutta questa corsa alla distruzione della natura non porta da nessuna parte. Sogno un universo in piena sintonia con sé stesso, in pieno equilibrio innanzi tutto con sé stesso. Penso a quello che stiamo facendo al pianeta per soddisfare i nostri bisogni marginali, mentre tutto intorno la natura viene continuamente piegata alle volontà più insignificanti. Questa è una grande lezione, ma come tutte le grandi lezioni della nostra storia adesso è vista come una catastrofe. Ma tra qualche anno, quando i libri di storia le avranno dato lo spazio che merita, guarderemo a questo dramma con maggiore distacco, e forse le mie parole sulla ricostruzione fisica dei luoghi, oltre che delle anime, avranno più senso. Di tutta questa storia, l’umiliazione peggiore che sento di aver subito, come architetto intendo, è quella di aver dato vita a costruzioni importanti in molte città del mondo e di averle viste, all’improvviso, da un giorno all’altro, vuote, senza più persone. Ho visto venir meno la ragione per cui le ho progettate, la ragione per cui le ho immaginate. Ecco perché gli architetti salveranno il mondo, perché senza le persone le cose che realizziamo non hanno senso. E per costruire cose migliori, bisogna ricominciare da uomini migliori. Migliori di come siamo stati. Apocalisse? No, affatto. È la storia che ci passa sopra, esercitando il suo diritto all’equilibrio biologico. Bisogna prenderne atto, e tornare a impegnarsi per un domani con meno certezze e più bellezza».
(Focus della Redazione di BLab Magazine, BLab Magazine | Numero 1 | Maggio 2020)