Roberto Burioni per BLab Magazine

Sicurezza alimentare
Il vero bene rifugio è la cura di noi stessi.

Se al termine della fase acuta della pandemia Covid-19, quando gli scienziati raccoglieranno dati ormai sedimentati per analizzarli meglio e per scongiurare eventuali ondate di ritorno, il focolaio dovesse essere confermato nei mercati alimentari cinesi che commerciano al dettaglio molte specie animali senza macellarle, il dibattito universale che ne seguirà non potrà non occuparsi del tema della sicurezza alimentare e della necessità di un’ulteriore stretta su metodi, procedure e verifiche attraverso cui si garantisce la salubrità di ciò che arriva sulle nostre tavole. «Nel 2050 saremo più di 9 miliardi di persone, vivremo su un pianeta con risorse sempre più scarse, meno terre coltivabili a disposizione, inquinamento delle acque, deforestazioni provocate dal pascolo e surriscaldamento del clima globale – rilevava nel suo ultimo rapporto l’Organizzazione Mondiale della Sanità, mesi prima dell’esplosione dell’emergenza –. Come far fronte a una tale situazione, senza contare che già attualmente 800 milioni di persone soffrono la fame? Gli insetti sono una delle possibili risposte che da qualche tempo circolano fra alimentaristi e nutrizionisti di tutto il mondo. Al di là delle doverose riflessioni sulla food equity e lo spreco alimentare, secondo la FAO più di 2 miliardi di persone fanno già uso di insetti per fini alimentari e le specie commestibili in commercio sono oltre 1.900».

L’assenza di normative chiave
Il ruolo della Comunità Europea
A prescindere dalla causa della diffusione del Coronavirus, le norme della Comunità Europea sul consumo di insetti e animali sono apparse a scienziati e operatori del settore inefficaci e superate. Da anni si attende un adeguamento della legislazione che, attualmente, definisce questo tipo di alimentazione come Novel food (regolamento CE 258/97), ovvero «tutti quei prodotti e sostanze alimentari per i quali non è dimostrabile un consumo significativo all’interno dell’Unione Europea». Tuttavia alcuni stati membri hanno interpretato a proprio modo il regolamento 258/97 ed escluso dalla definizione di Novel food gli insetti ammettendone, dopo alcune valutazioni del rischio, la distribuzione nel loro territorio (come l’Olanda e il Belgio, dove prodotti a base di insetto sono regolarmente in vendita nei supermercati). Resta il fatto che questo regolamento risale al 1997, anche se recentemente è stata approvata dal Parlamento Europeo una relazione che semplifica le procedure di autorizza
zione dei cosiddetti Novel food. In più occasioni l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha evidenziato che «la potenziale insorgenza di pericoli microbiologici è prevedibilmente simile a quella associata ad altre fonti di proteine non trasformate, nel caso in cui gli insetti vengano nutriti con sostanze per mangimi attualmente autorizzati», ma sul punto la comunità scientifica si è divisa in opinioni molto differenti tra loro. BLab Magazine ha l’onore di ospitare il parere di Roberto Burioni, ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. «Non si tratta di un discorso legato alla qualità dell’alimentazione – ammonisce Burioni – ma di salvaguardare meglio, con molte più attenzioni rispetto a quelle che normalmente le riserviamo, la nostra salute. Credo che quanto sia successo lo richieda in maniera esplicita».

Sicure alimentare, vero bene rifugio dell’umanità
Verso la rivoluzione copernicana della nostra società
Di fronte a un’emergenza così inattesa e violenta – probabilmente la più violenta dell’ultimo secolo – la sicurezza alimentare è destinata a diventare un vero e proprio “bene rifugio”, alla stregua dei valori che banche, privati e istituzioni portano all’incasso in caso di crisi planetarie come quella in corso. La sicurezza alimentare è troppa preziosa per poterla derubricare a disciplina scientifica di secondo ordine, al contrario questa pandemia insegna che più sono stringenti i controlli e meno rischi si corrono tra le popolazioni. Una esigenza dettata, in maniera piuttosto marcata, dagli studi sulla evoluzione del SarsCoV-2 (o Covid 19). «I virus esistono fin da quando hanno avuto un ospite da infettare, da soli non ce la fanno a sopravvivere – aggiunge Burioni –. Molti Coronavirus si sono adattati all’uomo e provocano solo banali raffreddori, insomma sono diventati buoni e quindi ci possiamo convivere. Poi ci sono quelli cattivi, come il nuovo Sars-CoV-2, che hanno come serbatoio certi animali e, poi, fanno il salto di specie, arrivando all’uomo in tempi rapidi: è il cosiddetto “spillover”. Il contagio nasce sempre da una contiguità fra uomo e animale. Pensiamo al morbillo: il virus è derivato dalla peste bovina e si è diffuso in Europa intorno al XII Secolo nelle comunità rurali, che vivevano gomito a gomito con i bovini. Così ha fatto l’HIV, trasmesso dagli scimpanzè africani agli umani all’inizio del Novecento, poi diffuso massicciamente nel mondo a partire dagli anni Ottanta». Ne deriva che la cura per le nostre vite non può che passare dalla cura verso ciò che mangiano e respiriamo, verso gli stili di vita adottati, verso le negligenze – imperdonabili alla luce di quanto successo – e verso le leggerezze commesse per miopia, mancanza di una vera visione del domani. Ma tutto questo era prevedibile?. «Certo che sì, lo diciamo da anni. Da tempo gli scienziati avevano lanciato un allarme circa una possibile epidemia, al punto che la questione che ci siamo sempre posti non era come ma quando sarebbe arrivata. Ed eccola… Pensare che la Cina, gigante economico e politico che qualcuno pensava di minacciare con bombe nucleari, sia stata messa in ginocchio da qualcosa che pare poco più di nulla, mille volte più piccolo del diametro di un capello fa davvero paura – prosegue il popolare virologo, interpellato da BLab Magazine –. Tutto questo solo pochi mesi fa poteva sembrare fantascienza, oggi invece è la realtà. Potevamo arrivarci prima, se solo avessimo dato ascolto alle previsioni degli scienziati, se solo avessimo previsto che le nostre distrazioni sarebbero state fatali».

Non demonizziamo la Cina, la nuova frontiera della sicurezza dev’essere l’uomo
L’inevitabile conseguenza di quello che sta succedendo, è un auspicabile inasprimento dei controlli sulla sicurezza alimentare, ambientale e biologica – degli spazi vitali, degli ambienti di lavoro e della salubrità dei luoghi in cui si svolge la nostra vita – come risposta a un’emergenza che potrebbe attenuarsi, nei prossimi mesi, ma non passare del tutto. «Non bisogna demonizzare la Cina. L’HIV è partito dall’Africa, come l’Ebola. L’influenza suina dal Messico. Bisogna fare attenzione a queste generalizzazioni che non portano da nessuna parte, noi siamo scienziati e dobbiamo comprendere il dato, non biasimarlo – conclude Burioni –. Se, come ormai la comunità scientifica internazionale crede di aver compreso, dovesse essere confermata l’evoluzione del virus che, in una forma precedente a quella attuale, conoscevamo già, allora l’umanità dovrà compiere uno sforzo culturale indispensabile: rimettere al centro delle sue priorità la conoscenza. Ovvero, per tornare a ciò di cui si occupa il vostro magazine, la conoscenza di ciò che mangiamo. È un dato imprescindibile, bisogna conoscerci per conoscere». In questi giorni una stretta sui controlli alimentari, segnatamente su tutto ciò che viene importato in Italia, la chiede a gran voce Coldiretti, che invoca una revisione globale «dei sistemi di analisi dell’intera filiera – argomenta l’ufficio stampa nazionale dell’organizzazione dei Coltivatori diretti Italiani – al fine di rendere più sicuro il rapporto tra consumatori e produttori, che forse non servirà a cancellare i danni derivanti da questa pandemia ma servirà certamente a ridurre i campi di indagine».

(Focus della Redazione di BLab Magazine, BLab Magazine | Numero 1 | Maggio 2020)